Un professore-assessore, un tecnico prestato alla politica, area prodiana. Patrizio Bianchi, 68 anni, ferrarese, ha un curriculum accademico di respiro europeo e internazionale: la formazione a Scienze politiche dell’Alma Mater con Romano Prodi, di cui è amico di vecchia data, e Alberto Quadrio Curzio; gli studi successivi alla London School of Economics fino alla cattedra universitaria in Economia e Politica industriale e alla guida dell’Università di Ferrara, rettore dal 2004 al 2010. È titolare nel suo Ateneo della Cattedra Unesco “Educazione, crescita ed eguaglianza”, è autore di 40 libri, 250 pubblicazioni, è stato responsabile del laboratorio di Politica industriale di Nomisma e chiamato nel 1999 a guidare Sviluppo Italia.
Per due mandati, con i governatori Vasco Errani e Stefano Bonaccini, ha guidato l’assessorato della regione Emilia-Romagna all’Istruzione, Università e Lavoro. In questa sua carica ha gestito la ricostruzione delle scuole colpite dal sisma in Emilia nel maggio 2012. E ha continuato ad occuparsi di scuola quando è stato chiamato dallla ministra Lucia Azzolina a guidare la task-force di esperti per la riapertura a settembre. Ci lavorò duramente, ascoltando tutte le voci del mondo della scuola. Quel piano, dove si tentava di dare una prospettiva e soluzioni oltre all’urgenza della pandemia, fu pronto a fine maggio. Ma finì nel cassetto, pressoché ignorato. Bianchi molto tempo dopo non nascose il suo garbato disappunto. Uno stile sempre istituzionale, il suo: “Forse sarebbe stato utile dare spazio, favorire un dibattito intorno al testo. Credo, senza polemiche, che sia mancato”. Il suo scuola-pensiero è raccolto nel libro uscito per Il Mulino a ottobre scorso intitolato “Nello specchio della scuola” dove ripete: “È tempo di investire in educazione”.