Da GILDAVENEZIA – di Fabio Barina
ROTANDUM EST!

Rimane d’attualità la questione della rotazione dei dirigenti scolastici e del numero massimo di mandati nello stesso istituto da attribuire per assicurare la massima trasparenza delle funzioni. Ne hanno discusso Ministero dell’Istruzione e del Merito e Organizzazioni sindacali.
Ricordiamo a tutti che la Federazione Gilda-Unams non partecipa al tavolo poiché per statuto non iscrive i dirigenti scolastici.
Nove anni
L’ANP fa sapere che nei prossimi PTPCT “è stato inserito il principio della rotazione degli incarichi dei dirigenti scolastici dopo nove anni”. Fatte salve eccezionali deroghe plausibili solo se motivate e per un limite massimo di tre mandati. I possibili motivi di deroga possono essere il prossimo pensionamento del dirigente, la particolare configurazione del territorio oppure particolari progetti.
La CISL si è detta contraria alla norma.

Le norme
La rotazione preventiva (o ordinaria) del personale nella pubblica amministrazione risale alla legge 6 novembre 2012, n. 190 (Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione). Esistono due diverse tipologie di rotazione del personale, entrambe finalizzate al contrasto della corruzione: la rotazione preventiva (detta anche ordinaria) e quella successiva (detta anche straordinaria). L’articolo 1, comma 4, lettera e), della L. 190/2012 e il successivo comma 10, lettera b), del medesimo articolo assegna all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) il compito di stabilire i “criteri per assicurare la rotazione dei dirigenti nei settori particolarmente esposti alla corruzione e misure per evitare sovrapposizioni di funzioni e cumuli di incarichi nominativi in capo ai dirigenti pubblici, anche esterni”..

Il PTPCT
Il PTPCT (Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza) è il documento di natura “programmatoria” con cui ogni amministrazione o ente individua il proprio grado di esposizione al rischio di corruzione e indica gli interventi organizzativi (cioè le misure) volti a prevenire il rischio.
L’individuazione e la conseguente programmazione di misure per la prevenzione della corruzione rappresentano la parte fondamentale del PTPCT.
A tal riguardo spetta alle amministrazioni valutare e gestire il rischio corruttivo, secondo una metodologia che comprende l’analisi del contesto (interno ed esterno), la valutazione del rischio (identificazione, analisi e ponderazione del rischio) ed il trattamento del rischio (identificazione e programmazione delle misure di prevenzione).
In assenza di un’adeguata analisi propedeutica, l’attività di identificazione e progettazione delle misure di prevenzione nel PTPCT può, infatti, rivelarsi inadeguata.
L’Autorità, attraverso la predisposizione del Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), fornisce linee guida e indirizzi operativi alle pubbliche amministrazioni ed agli altri soggetti tenuti al rispetto della normativa in materia di prevenzione della corruzione, per coadiuvarli nella redazione dei propri PTPCT.

La corruzione a scuola
In realtà a parte qualche raro caso non ci sembra che i reati di corruzione siano uno dei problemi più diffusi nelle scuole, sia per l’esiguità delle risorse sia per la gestione complessa dei bilanci che devono passare per il DSGA, il DS, la Giunta esecutiva e il Consiglio di istituto.

Evitare una gestione personalistica
Più diffusa è invece l’amministrazione delle scuole da parte dei Dirigenti scolastici che in alcuni casi governano in modo personalistico e clientelare,  senza alcun controllo reale dall’esterno.
Vi sono realtà in cui il Dirigente crea un proprio staff di colleghi fidati che gestiscono la scuola anche oltre i limiti della norma, osteggiando ogni forma di opposizione, riducendo al minimo le competenze degli Organi collegiali, annullando il confronto e la discussione per imporre la propria visione della scuola.
Il tutto utilizzando spesso forme di dissuasione anche sanzionatorie e approfittando della paura o indifferenza di molti.
Vi sono casi (documentabili) in cui il Dirigente si arroga comportamenti extra legem:
il rifiuto di inserire all’OdG le”Varie ed eventuali” o le richieste di discutere questioni da parte di più di un terzo dei membri, il veto ad interventi in collegio dei docenti non amici, l’alterazione delle delibere del Collegio dei docenti di adozione dei libri di testo, l’avvio di procedimenti disciplinari con motivazioni irrisorie e pretestuose, la gestione verbalmente violenta dei rapporti di lavoro con alcuni lavoratori, l’imposizione di riunioni non previste nel Piano annuale delle attività dell’Istituto.

Quis custodiet?
Il problema tuttavia nasce dal fatto che manca quasi totalmente il controllo da parte dell’amministrazione, spesso disattenta se non volutamente distratta a fronte di segnalazioni formali da parte di colleghi, sindacati, genitori ea volte anche di amministratori locali.
Il paradosso che sorge è che quando gli uffici territoriali finalmente accertano gravi responsabilità al massimo spostano d’ufficio il Dirigente in altro istituto. Diversamente da quanto succede a tutto il personale della scuola che viene invece sanzionato con la sospensione dall’insegnamento per uno o più giorni se non con la destinazione ad altra mansione.

Per questo riteniamo necessaria la rotazione dei Dirigenti scolastici.
E al più presto