di Gianna Fregonara e Orsola Riva, Il Corriere della sera, 27.3.2022
Sostanzialmente degli impiccioni. Questo sono, o meglio sono diventati, i genitori per gli insegnanti dei loro figli. Le continue interferenze delle famiglie sempre pronte a sindacare sulle scelte di maestre e professori rappresentano ormai una delle principali problematiche della professione docente. O almeno così la vedono gli insegnanti interpellati dal sondaggio Ipsos. Per il 70 per cento dei docenti è questo uno degli aspetti più critici della loro quotidianità. Del resto è notizia di questi giorni che in un famoso liceo di Milano, lo scientifico Leonardo da Vinci, si è scatenata una tale faida – oggetto del contendere: la gestione del cosiddetto «contributo volontario» pagato dalle famiglie – che l’ufficio scolastico regionale si è trovato costretto prima a mandare gli ispettori e poi a decretare la chiusura del consiglio d’istituto per «ingerenza nella potestà in materia didattica dei docenti» e «prevaricazione delle competenze del dirigente scolastico» da parte dei rappresentanti dei genitori.

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Indulgenti e ansiosi Non sorprende che, in questo clima spesso arroventato, i giudizi reciproci siano tutt’altro che lusinghieri. Nove insegnanti su dieci (87 per cento) ritengono che i genitori siano (troppo) indulgenti con i propri figli, uno su due (53 per cento) che siano assenti, tre su cinque (58 per cento) che siano ansiosi e infine il 62 per cento che siano frustrati. Mentre, dal lato opposto della barricata, tre genitori su quattro (il 77 per cento) accusano i docenti di essere poco presenti, appena pochi di meno li bollano come frustrati (70 per cento), due su tre li trovano ansiosi E un papà e una mamma su quattro li giudicano troppo severi con i propri figli.

Il tempo andato Non è sempre stato così. Per un insegnante su due i rapporti scuola-famiglia sono peggiorati nel tempo. Mentre al contrario il 38 per cento dei genitori ritiene che si siano rafforzati. Una diversa percezione probabilmente dettata dal fatto che i docenti sentono di aver dovuto cedere su molti aspetti, mentre specularmente le famiglie percepiscono di aver conquistato spazi che prima si guardavano bene dal reclamare. Sono dati che fanno dire a Nando Pagnoncelli, che ha presentato i risultati, che «il patto educativo» è ormai un’espressione svuotata di significato.

Il clima positivo per i genitori Che il patto educativo vada ripensato è ancor più evidente se si considera «l’asimmetria» dei giudizi espressi da genitori e docenti, per dirla ancora con Pagnoncelli. Un insegnante su tre non è per nulla soddisfatto, o lo è molto poco, del suo rapporto con i genitori della classe, mentre soltanto uno su quattro si dichiara pienamente appagato. I genitori, invece, descrivono come tutto sommato positivo «il clima con il corpo insegnanti» e considerano con una certa autoindulgenza il loro rapporto con la scuola, perché pensano che ad essere troppo invadenti e puntuti nei confronti della scuola siano sempre gli altri genitori, mai loro.

Fuori Va da sé che alla domanda se debbano/vogliano partecipare di più alla vita scolastica, gli insegnanti oppongono un netto no ai genitori: il 35 per cento preferiscono che se ne stiano a casa loro. Per loro le famiglie dovrebbero fidarsi di più degli insegnanti (91 per cento), ascoltarli maggiormente nell’educazione dei figli (90 per cento). L’86 per cento dei genitori invece vorrebbero partecipare ancora di più.

Bocciati e promossi La buona notizia è che, in generale mamme e papà sono abbastanza contenti della scuola nella quale hanno iscritto i propri figli, non ne vedono grandi difetti e sono disposti a difendere la loro scelta: l’86 per cento dei genitori promuove la propria scuola, il 40 per cento le assegna un voto tra il 6 e il 7, non moltissimo ma pur sempre sufficiente, mentre quasi uno su due è disposto a darle tra 8 e il 10. Ma quando è ora di parlare della scuola italiana in generale, il giudizio diventa molto più severo: il 31 per cento dei genitori ritiene che il sistema scolastico sia da bocciare. Un pregiudizio culturale che non trova riscontro nell’esperienza.